I sogni hanno una scadenza? Prima o poi crescendo veniamo a scontrarci con la dura realtà, fatta di routine e conteggio di esperienze riuscite e fallimenti. Quello che ci sarebbe piaciuto essere da bambini non sempre combacia con l'adulto del presente, un po' per scelta personale, ma spesso per caso, fortuna o sfortuna e minestrone di condizionamenti.
Ma i sogni veri, le passioni che ti agitano le budella o, meglio che ti aiutano a cullarti nel sonno e ti guidano attraverso i mille fondali neri della vita, ecco, quelli lì non possono avere una scadenza. E prima o poi occorre farci i conti, anche per rispetto verso se stessi. Rinunciare ancora, a qualsiasi età, è dannoso per la salute, rende infelici ed è, sostanzialmente, stupido, in questa vita breve effimera e casuale.
Io avrei voluto frequentare l'accademia di belle arti, in un tempo in cui da me non esisteva neanche il liceo artistico e prendere un pullman verso la grande città pareva avventura pericolosissima agli occhi di mamma, per me bimbetta delle medie di provincia. Ritagliarsi un'ora di storia dell'arte allo scientifico era già un lusso a cui aspirare e si poteva rimandare... Fino a scoprire che senza il giusto diploma occorreva pure fare un test di ammissione. Di disegno dal vero, un nudo. Ahi noi. Ma come si fa? altra barriera insormontabile, di una difficoltà inaudita, in continua altalena tra il cuore di mamma che avrebbe fatto di tutto per rendermi felice, epperò... la inquietava un pelino quella vita zingara e colorata a cui io anelavo armata di pennelli. Mi avrebbe comprato miliardi di strumenti, ma per quello che pareva un bellissimo hobby, e nulla più. Volevano sicuramente che io fossi felice, ma la vita artistica non pareva solida e sicura.
In famiglia mi si era detto "Macosavorraipoifare?laMadonnara??? Che te ne fai di un diploma d'arte?"
All'epoca non era neppure una laurea e questa cosa qui dispiaceva... volevano il meglio per me.
I soliti consigli. Che ricevono un po' tutti. Fai qualcosa che ti aiuti anche a lavorare. Già.
Sob
Erano altri tempi, senza internet, in compagnia dei soliti pregiudizi benevoli verso la carriera artistica sempreattuali, non ci si poteva informare come oggi sui percorsi di studio e non si conosceva nessuno per parlarne. Il prof delle medie, che pure aveva ben specificato sul mio attestato di terza che ero perfetta per gli studi artistici, mi aveva scoraggiata a tentare il test, occorreva una lunga preparazione. Accidenti. E così bene o male avevo smesso di disegnare e mi ero ritrovata, mezzo secolo dopo, con una bella laurea in architettura. Vicini ma lontani anni luce dal sogno originario. Pericolosamente contaminati dall'approccio politecnico, per sempre condizionati dall'opinione altrui, in primis parenti tutti. Forse non proprio convinta io, terrorizzata dalle paure altrui, mi sarebbe bastato un niente per spiccare il volo.
Ma cosa significa dedicarsi al disegno o all'arte in generale?
Libertà.
Gioco.
Sperimentazione.
Di sicuro non è una questione di profitto, e se si deve pur mangiare ben venga fare cose lì per lì attorno nella materia... Alla mia veneranda età mi sono detta che era doveroso ricominciare. Ma dove? Con figlia e marito, poi... tutto è veramente complicato.
Per noi donne ritagliarsi un tempo proprio e personale pare una colpa insormontabile. Già farsi una doccia è scabroso se la pupa ci richiama, ma figurarsi mettersi a giocare con le matite colorate. Sembra una pazzia. Ma lo dobbiamo a noi stesse. E ai nostri figli, che ne trarranno un buon insegnamento.
Io ho deciso di ripartire con un piccolo progetto, che ovviamente ha destato ansia in alcuni, incomprensioni, dubbi, magari pure sarcasmo.
#ilmovimentodeltaccuino,
invenzione geniale di @lianazanfrisco, una splendida persona e artista, che ho conosciuto per caso in rete girovagando alla ricerca di corsi di disegno (e di cui consiglio la pagina Instagram, nonché il blog per chi volesse approfondire!).
Un percorso che consiglio a chiunque voglia riappropriarsi del proprio lato artistico, giocando, conoscendosi, indagando materie supporti e tecniche in assoluta libertà. Finalmente mi sono sentita libera di buttarmi, senza l'ansia da prestazione da bel disegno, senza dover scervellarmi per un tema intelligente. Come da bambini. Disegnare per il gusto di farlo. Senza meta, in una navigazione a vista, passo dopo passo, senza fretta, senza stress. Con attenzione. Con amore. E mi è venuta una voglia folle di fare solo più quello, inventandomi scuse per starmene da sola con il mio taccuino, velocizzando tutto pur di poter scarabocchiare i miei fogli tracce colorate. Chi ha una forte passione può capire cosa intendo dire.
E ho capito che se avevo dei dubbi, di sicuro potevo cancellarli: quella strada lì, era ancora tutta mia, e tutta da percorrere.
Non so dove mi porterà il viaggio, ma per ora, è divertente e ricco di possibilità!
E se volete seguirmi, visitate la mia pagina Instagram #manuelarosso12!