venerdì 25 marzo 2022

Intorno a connessioni e arte astratta

Una cosa che mi piace molto è trovare connessioni. Ho scoperto che è davvero stimolante quando, all'interno di un discorso qualsiasi, si genera questo effetto a cascata, fatto di rimandi, collegamenti, approfondimenti... Un gioco di specchi che, volendo, potrebbe protrarsi all'infinito e rende intrigante questo girovagare per questo mondo. Almeno a parer mio, un dialogo senza connessione (e non intesa come rete internet) è un monologo sterile. Occorre ascolto, scambio, slancio, approccio visionario. 



Nel #movimentodeltaccuino e leggendo i post di @lianazanfrisco, mi piace proprio questo: la capacità di aprire una porta su una questione, offrire delle interpretazioni (magari a scala più ampia delle letture da pianerottolo), consentire lo scambio di opinioni. Attraverso pochi passaggi si è proiettati altrove e anche io, piccola casalinga quasi artista, o impaginatrice se vogliamo, posso parlare di arte, e rimboccarmi le maniche per rimestare un ideale sugo colorato insieme a tanti altri appassionati come me.
Con internet, tutto sembra a portata di mano. Sembra. 
Eppure, dopotutto, se si vuole, tutto ci è più vicino, anche in questi tempi balordi.
Così se proprio non posso studiare arte, perchè ci sono un sacco di blablabla motivi, posso almeno avvicinarmi a più non posso al mondo che amo. 
Così, inizialmente riluttante, ho scoperto per caso i corsi Domestika, e mi si è aperto un piccolo mondo fatto di svago, distrazione, con un corso di @lauramkendry molto stimolante, in cui i miei ghirigori a inchiostro e acquerello possono persino avere un loro non so che di artistico.
Così, di rimando in rimando, mi sono chiesta se qualcun altro si dilettasse come me con l'inchiostro. Non tanto per gioco, ma proprio per mestiere (che poi, se sei un artista, gioco diletto e lavoro sono la stessa cosa). E mi si è aperto un altro mondo ancora. L'arte astratta. Ah questa povera bistrattata arte astratta. Nessuno la capisce (ma non c'è nulla da capire), tutti la prendono in giro ("ehi ma quello lo so fare pure io!" è la frase più ricorrente), pare inutile ("ma cosa fai? scarabocchi dell'asilo?"). 



Epperò epperò.
Se vi guardate attorno ovunque siamo invasi da arte fatta solo di linee cerchi macchie colori puri... al ristorante, sul divano, sull'agenda, dal dentista... Ohibò. L'arte astratta o che aspira ad esserlo, è dentro di noi credo da sempre, eppure la sua illusoria semplicità spaventa, mentre una bella teiera dipinta in stile iper realista ci fa schizzare ad applaudire al genio. Alla maestria. 
Arti diverse per esprimere cose diverse. Semplifico troppo forse? ma ciascuno è legittimato a scegliere una, l'altra, entrambe. Picasso che pure era abilissimo nel disegno accademico, sappiamo bene cos'ha inventato. Ogni stagione può portarci qualcosa di nuovo. L'apertura (mentale) aiuta ad accettare, cogliere, superare le barriere alla ricerca della via più consona a trasmettere le nostre emozioni in quel momento al prossimo. Raccontarci. Raccontare una storia. Connetterci agli altri e aprire dei varchi. 



Così io e il mio inchiostro abbiamo conosciuto la bravura del professor #italochiodi dell'Accademia di Brera. Ma anche ritrovato i nomi da libro d'arte di #pollock #kandinsky #picasso 
#janetsobel #helenfrankenhaler (per un'arte al femminile troppo troppo bistrattata e dimenticata) 
e la lista potrebbe andar avanti all'infinito.
Chi sono io con i miei ghirigori? uno tra centomila, basta aprire Instagram. Ma non ci si deve demoralizzare: ciascuna linea ha la sua unicità e dignità. La differenza tra la casualità e l'arte è l'intenzione. Lo studio, l'approfondimento, la ricerca. Mi piace pensare che nasce un artista quando scopre la bellezza della ricerca, la stessa goduria infantile di intingere e lasciar scorrere, senza fermarsi più. In quella semplicità si nasconde la bellezza. Così come la difficoltà che rende indimenticabili i grandi dell'arte, capaci di rendere semplice qualcosa che non lo è.
Cosa ne pensate? Vi piacerebbe saperne di più? Lasciate un cenno se vi va! 



venerdì 18 marzo 2022

Un piccolo seme di Speranza - A cosa serve l'arte oggi?

Di nuovo mi ritrovo a scrivere in un tempo di guerra. Se prima dovevamo combattere un nemico invisibile e microscopico, ora dobbiamo tenere a bada i timori quotidiani per una guerra al di là del pianerottolo, inquietante e mostruosa come tutte le guerre e capace prima di tutto di manipolarci e immobilizzarci attraverso la paura. Fin dai primi istanti ci si è chiesti che senso avesse proseguire con le nostre quotidiane attività, quando a poche ore di distanza persone (proprio "identiche a noi", e forse è stato questo a rendere l’opinione pubblica una volta tanto così empatica?) venivano ferite, umiliate o uccise.

Nel mio caso, le mie “sciocche” attività artistiche risultavano ancora più fuori luogo. Ma come puoi continuare a gingillarti in mezzo ai tuoi colori mentre dei bambini scappano da soli in mezzo alle bombe? Quando donne incinte partoriscono nei rifugi o muoiono schiacciate dalle macerie? 

È sempre stato così, in ogni guerra, da quelle lette e studiate a quelle dei paesi “lontani” dell’altro ieri. Eppure, stavolta, non è un tempo lontano, non è un gioco immaginato e tutto pare alquanto surreale. Il lontano è un concetto relativo. Per me, cresciuta a racconti e letture sulla seconda guerra mondiale, tutto è sempre stato molto vicino, nel tempo, nel cuore, nello spazio. Di conseguenza come si può continuare a parlare di sciocchezze, far giocare i figli, guardare i cartoni, fare la spesa, litigare per un parcheggio…. Quando al di là del fiume c’è tutto questo?

Come si può? Lentamente. Fermandosi. Affermando la nostra estraneità a una guerra che ancora una volta noi non vogliamo. A noi tutto questo non piace e ne siamo contrari. Insegnando la Pace. Costruendo giorno per giorno un’oasi in cui rifugiarsi. Proprio per i nostri piccoli, per proteggerli da notizie, spiegazioni, azioni che non possono capire e che probabilmente li spaventano. Piano piano. Senza pensare troppo al futuro, ma pensandoci. L’ansia non deve prendere il sopravvento, ma tenendo per mano la nostra sacrosanta preoccupazione possiamo chiederci: cosa possiamo fare con quanto sappiamo fare?



Come una preghiera ho preso in mano i pennelli per i miei esercizi quotidiani, che non hanno uno scopo, se non di farmi apprezzare il Mondo e le sue creazioni, di farmi stare bene, di mantenere la calma e cercare di trasmetterne. Ciascuno di noi può cercare il suo modo per infondere pensieri positivi.

L’arte, come ho letto su un post della mia amica e brillante fotografa Sara Pasquet (@sara.parceque su instagram), non salverà il mondo. Siamo noi con le nostre scelte che possiamo fare qualcosa. Scegliere la bellezza, cercare di preservarla, di diffonderla, insegna che non c’è solo il male con la sua stupidità, che non siamo costretti a subirlo, che anche quando ci toccherà nel profondo non saremo soltanto quello, perché sapremo guardare oltre, più in là... Noi siamo altro.

Mi piace pensare che l’arte, anche fatta in modo “casalingo” come nel mio caso, possa avere uno scopo nobile, per costruire relazioni, ponti, amicizie, solidarietà. E su questo vorrei lavorare. Per questo, a partire dai miei esercizi sull’inchiostro, ho in mentre un piccolo progetto: Hope

Amo due parole: resistenza e resilienza. Amo la parola Speranza. Mi piace pensare che questa cresca ovunque, ma soprattutto nei luoghi e nei momenti più impensati.

A breve vi farò sapere gli sviluppi su questo progetto!




Giornata mondiale del disegno. Viva la fantasia!

Negli ultimi anni vanno di moda le #giornatedi. Oggi - 27 aprile 2022 - ho scoperto essere la #giornatamondialedeldisegno. Mondiale. Caspita...